Riflessioni su Gioia Tauro

2 07 2014

Oggi a Gioia Tauro si è completata l’operazione di pace a guida ONU che permetterà di smantellare parte dell’arsenale chimico siriano in mano ad Assad.

Per la prima volta, e questo è un fatto, un arsenale chimico (che questa volta c’era per davvero) è stato consegnato autonomamente dal paese belligerante, consegnato alla comunità internazionale e smaltito senza l’invasione di un paese sovrano, sena ulteriori spargimenti di sangue oltre a quelli già causati dai gas in oggetto.

Per permettere questa operazione l’Italia, ed in particolar modo la Calabria con il porto di Gioia Tauro (tra i porti di interscambio merci più grandi del Mediterraneo), hanno contribuito facendo da base di scambio tra la nave porta container danese che ha trasportato i materiali tossici da Latakia a Gioia e la nave-laboratorio americana Cape Ray che permetterà di neutralizzare in mare aperto le sostanze in questione e consegnarle ad adeguate strutture inglesi, tedesche e norvegesi.

Nonostante una scelta del genere dovesse prevedere una preventiva informazione della popolazione calabrese sui possibili rischi e procedure di emergenza per un evento di tale portata internazionale (e questo era da fare prioritariamente e non è stato fatto, non ci sono scuse), io sono stato contento che per una volta il porto di Gioia Tauro sia andato sui giornali di tutto il mondo non per le quantità immani di armi e cocaina ed altri tipi di droghe che riforniscono tutta Europa e non solo, ma per un’operazione di pace che ha potenzialmente migliorato la situazione di vita di milioni di persone in Siria (anche se purtroppo pare che altre scorte di Sarin siano a disposizione del governo siriano). Nonostante tutto ciò in molti si sono preoccupati arrivando a compiere gesti inconsulti su quello che stava succedendo a Gioia Tauro. Se ciò è sicuramente dovuto alla scarsissima informazione di cui come al solito siamo stati forniti dal governo sulle reali possibilità di pericolo di un’operazione che ha coinvolto i massimi esperti in ingegneria di decine di paesi, ed è giustificabile, non ho tollerato che in molti, tra cui anche due esponenti del M5S Calabrese (Francesco Molinari e Sebastiano Barbanti, rispettivamente senatore e deputato della Repubblica) abbiano inscenato da tempo proteste sull’operazione di pace, creando non poche tensioni e tifoserie nel movimento calabrese anche quando il vicepresidente della commissione difesa, Massimo Artini (deputato toscano del M5S) insieme agli altri 4 parlamentari calabresi Morra, Parentela, Nesci e Dieni avessero dato la disponibilità a salire sulla nave americana incaricata dello smaltimento prima e durante le fasi dell’operazione, garantendo dopo la consultazione con molti esperti del settore che l’operazione era sicura per la popolazione.

Non sono comportamenti che mi aspetto da dei rappresentanti dello stato che dovrebbero difendere e tranquillizzare i cittadini a cui rispondono (quando è così naturalmente), fomentando anzi “rivolte” e proteste di una popolazione che già per troppo tempo ha subito vere angherie dallo stato, con l’inceneritore di prossima costruzione e con la sempre presente e mai neutralizzata ‘ndrangheta che imperversa nella piana e a maggior ragione nel porto di arrivo delle droghe più importante d’Europa. Da dei rappresentanti dello stato mi aspetto che si informino e che informino senza creare allarmismo quasi strumentalizzando delle cittadine evidentemente sotto pressione per i motivi che abbiamo già analizzato.

Naturalmente a Gioia non è successo niente, le operazioni si sono concluse e nessuna persona è stata messa in pericolo, altri carichi di droga e armi invece continueranno ad arrivare nel porto, rifocillando le casse mai troppo piene della ‘ndrangheta e continuando a sottomettere il popolo calabrese, anche quando (a sua insaputa, questo si) si ritrova ad essere protagonista per aver contribuito a fare qualcosa di buono.

La Calabria ha fatto la parte dei buoni, gli immigrati, soprattutto siriani, continueranno sempre a fare la parte dei cattivi se non saranno sempre maggiori le iniziative che permetteranno pacificamente di riportare la pace nel loro paese ed in tutti i paesi dai quali sono costretti a fuggire milioni di persone arrivando in Italia (quando arrivano), paese che contribuisce alle situazioni di instabilità mondiale, per poi fare i nuovi schiavi dell’occidente dove i diritti valgono per molti ma non per tutti.